L'olio

Un po’ di storia…

L’olivo coltivato o domestico deriva dall’olivo selvatico o oleastro che cresce nei luoghi rupestri, isolato o in forma boschiva, e dai cui minuscoli frutti si trae un olio amaro il cui uso è, però, sempre stato limitato.

La patria di origine dell’olivo va con ogni probabilità ricercata in Asia Minore: infatti, mentre in sanscrito non esiste la parola olivo e gli Assiri e i Babilonesi, che evidentemente ignoravano questa pianta e i suoi frutti, usavano solo olio di sesamo, l’olivo era viceversa conosciuto da popoli semitici come gli Armeni e gli Egiziani. 

 

La trasformazione dell’oleaster in olivo domestico pare sia stata opera di popolazioni della Siria. Molto presto l’uso di coltivare l’olivo passò dall’Asia minore alle isole dell’arcipelago, e quindi in Grecia.

Solone (640-561 a.C.), poeta, legislatore e arconte (uno dei nove capi ateniesi) fece piantare un secondo gruppo di ulivi e fu famoso, nella legislatura del 594, per aver promosso l’olivicoltura ponendola sotto la protezione di Zeus.

 

In Paesi come la Palestina, Siria e Creta, luoghi di origine delle più antiche civiltà, si sviluppò la prima olivicoltura.

I re David e Salomone dettero eccezionale importanza agli ulivi nell’economia di Israele. Il primo pose addirittura a guardia di piantagioni e depositi funzionari regi, il secondo pagò i carpentieri di Tiro, che avevano lavorato al Tempio di Gerusalemme, con 20.000 bath di olio (1 bath=22 lt).

In Italia la fiorente attività legata al consumo e al commercio dell’olio d’oliva, con lo sgretolarsi dell’Impero Romano sotto i colpi delle invasioni barbariche, scompare quasi del tutto, ma in Calabria, a Taverna e Mesoraca, dove sono visibili e ancora funzionanti antichi frantoi, si estendono oliveti risalenti al Duecento.

Dal XVI secolo, le guerre, i continui mutamenti politici, il crollo dei sistemi economici, colpiscono sia la coltivazione degli oliveti, sia il commercio dell’olio.  Spesso gli oliveti sono abbandonati perché la resa non compensa le spese e il lavoro.

La riscoperta dell’ulivo si ha alla fine del XVIII secolo, dove appunto I’Italia, in molte sue regioni, è coperta di olivi che prendono in larga misura in Toscana. Questo è il secolo d’oro per l’olivicoltura nazionale: l’Italia risulta essere la produttrice del miglior olio che si trovi sul mercato europeo.

Il secolo XX, con l’arrivo delle nuove tecnologie, ha visto notevolmente semplificato il lavoro di raccolta e di molitura, consentendo prezzi migliori ed una più rapida diffusione del prodotto.

Oggi l’olio di oliva è rimasto una pietra miliare nell’alimentazione mediterranea, guardato con sempre maggior rispetto dalla dietologia moderna.